VI PASSO
La rinuncia al potere
Puntate precedenti
I dieci passi della fedeltà
Vocazione e Formazione in Celestino V
La scelta preziosa di Celestino V
Come intravedere: lo sguardo interiore in San Pietro Celestino
La vita spirituale in San Pietro Celestino
Tentazione e preghiera in San Pietro Celestino
Di Ylenia Fiorenza
La rinuncia al potere: ecco quale è il punto a cui Dio vuole condurci. Non si può cominciare questo sesto passo senza attentamente considerare che, per ascendere, occorre che il cuore sia leggero, come un’ala per vincere le pesantezze di un mondo, dove invece l’oscura ignoranza del bene grava con ragionamento di ovvietà e superficialità.
Ben poco può sperimentare di alto, di sublime l’uomo, infatti, se prima egli non si abbandona alle cose soavi, che per insita potenza hanno il compito di sprigionare e alleggerire il respiro, come può esserlo per esempio un sorriso, un ricordo di pace così antica e sempre nuova. Tutto ciò che opprime il cuore deriva da una pseudo-conoscenza della armonia, di quella che è veramente la gentilezza della vita. Ma ancor meno potrebbero intelletto e cuore se non fossero sorretti dalla delicatezza di questo volto invisibile, che diviene proprio il luogo della piena conquista dell’anima per il nostro papa Celestino V. Tutto il poema della sua vita, infatti, rammenta, alla storia dell’umanità, che la sua rinuncia al potere è degna ancora di una supremazia nella memoria, che cioè ricordarla è avere la possibilità di far vincere ancora e sempre di più la scelta di amore per Dio su quella del e per il mondo. È straordinario vedere come un’intera vita può essere riassunta e ricordata in un soltanto atto, che basta, in altre parole, rievocare un solo e grande gesto d’amore per ricapitolare o identificare una persona.
Del papa Celestino, infatti, possiamo pure raccontare mille e mille episodi, ma è uno quello che più ci riporta alla sua figura, ossia quel segno che lo ha reso indimenticabile, nonché prezioso esempio per gli uomini di ogni tempo. Ed è appunto l’atto di rinuncia al potere, che lo portò ad abdicare, a lasciare il soglio pontificio, il ruolo di pontefice. In questo determinato avvenimento c’è stato indubbiamente tutto un movimento di cuore, che ha cercato di far conflagrare la forza di quel “si” che stava in principio, come genesi e concepimento di una volontà nella Volontà, di una vita nella Vita, di un amore per l’Amore, di una creatura per il Suo Dio.
Nessuna rinuncia è possibile se non è mossa da un desiderio autentico di libertà. Così come è vano rinunciare alla cose se prima non si rinuncia pienamente al desiderio di esse. È questa una consapevolezza dalla quale possiamo ricavare la verità di una fedeltà. Oltre a questo desiderio di liberazione, indispensabile per un corretto approccio alla “rinuncia al potere” compiuta da papa Celestino V, occorre tenere presente che in essa dimora una scelta incrollabile, una volontà salda, inamovibile anche in mezzo a tentazioni e delusioni, e una profondità spirituale che sintetizza l’essenza della vocazione e della sequela del Signore. Vale per tutti: l’uomo che perde la sua vita, la ritrova ed è come sottoposto alla giustizia del premio, che consiste in beatitudine eterna, perché chi è perseguitato nel Suo nome, sarà salvo e libero di possedere la gioia infinita. È qui che si compie la Trinità dell’anima, fatta di amore, libertà e fedeltà. Mentre invece l’ingiustizia e il potere segna l’oscurarsi dell’anima che ha rifiutato la sua liberazione, alla leggera brezza per spiccare il volo più alto.
Infatti Celestino V, sulla base della testimonianza, fa consistere la sua beatitudine nella coerenza, nella unione alla verità assoluta. Nella preghiera egli impegna tutto se stesso per un dialogo d’alleanza e di amicizia con Dio. Ma per riuscire a dire “no” al potere che è contro Dio, che ci può allontanare da Lui, è necessario, come Celestino V, avere il coraggio di gettare via tutti i pesi, le ambiguità della corruzione, del timore, perché chi si mette davanti a Dio, sa che per grazia e provvidenza è possibile vincere il male, ogni vizio, qualunque nemico, la cultura di morte che ci impedisce di entrare nella pace vera. Il cuore di Pietro da Morrone apparteneva al Signore e rese testimonianza di questo fino alla fine. Egli, cioè, rimase col Signore, perché sapeva profondamente che il Signore sarebbe rimasto con lui nei momenti di paura, di prova, di dolore.
E questo è ben dipinto da queste parole scritte ai giovani dall’arcivescovo, padre Giancarlo: «Sai, per capire cosa cerchi, devi rivolgerti a chi hai accanto e fissare negli occhi di chi ti ama e ti ascolta, ciò che veramente vuoi essere o raggiungere. Non importa se non hai il coraggio di gridare per farti ascoltare! Perché è nel silenzio che puoi farti raggiungere dal cielo, dal suo immenso mistero. Come Pietro da Morrone che fece del silenzio l'avventura del suo sentirsi sempre vivo e vicino a tutti. Non avere paura di lanciarti nel cielo dell’amore! - Questo sembra volerci dire il cuore di questo papa. - Rinuncia a tutto ciò che possa arrivare a togliere il tuo sorriso o quello degli altri! Perché la sete di potere minaccia la purezza del tuo cuore fino a togliertela». Ecco come realizzare la propria vita, rinunciando al male, a ciò che ci rende infelici e incompleti, oltre che nemici e antagonisti: dalla visione perfetta di Dio, come amore, meditando i precetti del Signore, bisogna rientrare nel segreto del proprio cuore come in un tabernacolo; e qui cercare la voce di Dio, il Suo volto di Luce.
E svelando i segreti più intimi a Lui, affidarsi alla Sua destra. Un gesto di abbandono filiale: questa è la rinuncia al potere! La vita di consacrazione al Signore comporta la prova e il combattimento spirituale. Ma Celestino V, ci insegna che è possibile vincere nel Suo nome e perseguire la Sua pace, poiché Dio è attento al grido del misero e in risposta chiede di abbandonarci, chiede giustizia verso il povero, il forestiero, lo schiavo, perché benché il desiderio dell’uomo di "fare al posto di Dio", talvolta, si accende nella mente e con superbia la ottenebra a tal punto da manipolarla, Deus vult omnes homines salvos fieri et ad agnitionem veritatis venire (1Tm 2,4) - Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e che arrivino alla conoscenza della verità. Ma per questo, occorre in piena certezza di fede concentrarsi perciò senza doppiezza e senza indugi sul tesoro dentro il quel gettare il proprio cuore, perché rinunciare al potere significa cogliere il punto essenziale e viverlo: l’Amore.
LA VITA DEI GRUPPI, DELLE ASSOCIAZIONI E DEI MOVIMENTI DI FEDELI LAICI
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