giovedì 31 luglio 2014

Ricordi indelebili...

         


...Abbiamo ancora vivo il ricordo di quel santo giorno con te,  papa Francesco!


5 luglio 2014

Una data ormai storica. Un incontro che rimarrà nei cuori di tutti. Un vero dono!                       Ogni tuo gesto, ogni tua parola custodiremo con amore, come perla preziosa sapremo coltivarla nell'intimo del nostro essere.
Ci hai donato Gesù, Via Verità e Vita. Abbiamo sentito forte il tuo invito a seguire la Sua voce e tanto, con l'aiuto di Dio, vogliamo fare! Grazie ancora e per sempre!



Riviviamo,  a distanza di quasi un mese, quei momenti speciali...dalla trepidazione iniziale alla emozionante esplosione di gioia, ringraziando, come già fatto, di cuore, chiunque si è prodigato per la buona riuscita della giornata. Ringraziamo nuovamente  padre Giancarlo e tutti i suoi collaboratori, il servizio d'ordine, chi ha realizzato l'altare a forma di capanna...tutti, davvero a tutti ancora GRAZIE!


ognuno ha fatto la sua parte...con fatica, ma con il cuore colmo di gioia






un po' di meritato riposo, ma il lavoro è ancora tanto...



...collaudo poltrone...

l'allegria non è mancata, si serve con gioia!
che belli!
ridendo e scherzando...tutto è in ordine!
Coordinamento perfetto!







prove generali
tutto è davvero pronto!....Il servizio...dono di Dio

anche in città...

preparativi per abbellire i balconi con le coperte preziose






consegna ultimi "Pass"


 il servizio comincia all'alba

e continua...ma c'è sempre tempo per una foto ricordo




Madonna della Libera a te abbiamo affidato questa giornata e in te confidiamo affinchè  la Parola che il Santo Padre ci ha donato, possa diventare Vita per ognuno di noi.



 ore 8,30 occhi all'insù, in attesa del "volo bianco"
Eccolo...



in questo abbraccio ci siamo tutti, Santità, benvenuto tra noi!  


verso l'Università degli Studi del Molise 







"...Un’altra sfida è emersa dalla voce, questa brava della mamma operaia, che ha parlato anche a nome della sua famiglia: il marito, il bambino piccolo e il bambino in grembo. Il suo è un appello per il lavoro e nello stesso tempo per la famiglia. Grazie di questa testimonianza! In effetti, si tratta di cercare di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia. Ma vi dirò una cosa: io vado al confessionale, confesso gente; adesso non tanto come lo facevo nell’altra diocesi … Quando viene una mamma o un papà giovane, domando: “Quanti bambini hai?”, mi dice. E faccio un’altra domanda, sempre: “Dimmi: tu giochi con i tuoi bambini?”. La maggioranza: “Come, Padre?” – “Sì, sì: tu giochi? Perdi tempo con i tuoi bambini?”. Stiamo perdendo questa scienza, questa saggezza di giocare con i nostri bambini. La situazione economica ci spinge a 
questo, a perdere questo. Per favore, perdere il tempo con i nostri bambini! La domenica: lei ha fatto riferimento a questa domenica di famiglia, a perdere il tempo … Questo è un punto “critico”, un punto che ci permette di discernere, di valutare la qualità umana del sistema economico in 
cui ci troviamo. E all’interno di questo ambito si colloca anche la questione della domenica lavorativa, che non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica. E’ questo spazio della gratuità che stiamo perdendo, eh? La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità? La 
domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità. Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà. Perché il Dio delle sorprese e il Dio che rompe gli schemi, fa sorprese e rompe gli schemi perché noi diventiamo più liberi: è il Dio della libertà..."


 ..."Vorrei tornare su una parola: dignità. Non avere lavoro non è soltanto non avere il necessario per vivere: no. Noi possiamo mangiare tutti i giorni: andiamo alla Caritas, andiamo a questa associazione, andiamo al club, andiamo là e ci danno da mangiare. Ma quello non è il problema. Il problema è: non portare il pane a casa: questo è grave, e questo toglie la dignità! Questo toglie la dignità. E il problema più grave non è la fame, c’è un problema. Il più problema più grave è la dignità. Per questo dobbiamo lavorare e difendere la nostra dignità che la dà il lavoro"....

intanto...

...allo stadio, fervida attesa...


i cuori sono in festa









sta arrivando...











E' festa!



















Concelebrazione Eucaristica
....il momento più atteso. 
La Madonna della Libera ti accoglie, papa Francesco,  insieme a tutto il popolo di Dio








il coro





Luigino legge la prima lettura 


salmo responsoriale

seconda lettura
Pierluigi - diacono
proclamazione del Vangelo




“Alla scuola della Madre la Chiesa impara a diventare ogni giorno “serva del Signore”, ad essere pronta a partire per andare incontro alle situazioni di maggiore necessità, ad essere premurosa verso i piccoli e gli esclusi. Ma il servizio della carità siamo chiamati tutti a viverlo nelle realtà ordinarie, cioè in famiglia, in parrocchia, al lavoro, con i vicini… E’ la carità di tutti i giorni, quella carità ordinaria. La testimonianza della carità è la via maestra dell’evangelizzazione. In questo la Chiesa è sempre stata “in prima linea”, presenza materna e fraterna che condivide le difficoltà e le fragilità della gente. In questo modo, la comunità cristiana cerca di infondere nella società quel “supplemento d’anima” che consente di guardare oltre e di sperare. È quello che anche voi, cari fratelli e sorelle di questa Diocesi, che anche voi state facendo con generosità, sostenuti dallo zelo pastorale del vostro Vescovo. Vi incoraggio tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici, a perseverare su questa strada, servendo Dio nel servizio ai fratelli, e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Perché quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. È necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari...Al centro c’è la dignità della persona umana! Perché? Perché la persona umana è un’immagine di Dio, è stata creata ad immagine di Dio e tutti noi siamo immagine di Dio!”


è caldo, ma il desiderio di partecipare alla Santa Messa è più grande di tutto...le tue parole, papa Francesco, hanno toccato il cuore di tutti...




"Dunque la Chiesa  è il popolo che serve il Signore. Per questo è il popolo che sperimenta la sua liberazione e vive in questa libertà che Egli le dona. La vera libertà la dà sempre il Signore! La libertà anzitutto dal peccato, dall’ egoismo in tutte le sue forme: la libertà di donarsi e di farlo con gioia, come la Vergine di Nazareth che è libera da sé stessa, non si ripiega sulla sua condizione – e ne avrebbe ben avuto il motivo! – ma pensa a chi in quel momento ha più bisogno. E’ libera nella libertà di Dio, che si realizza nell’amore. E questa è la libertà che ci ha donato Dio e noi non dobbiamo perderla: la libertà di adorare Dio, di servire Dio e di servirlo anche nei nostri fratelli. Questa  è la libertà che, con la grazia di Dio, sperimentiamo nella comunità cristiana, quando ci mettiamo al servizio gli uni degli altri. Senza gelosie, senza partiti, senza chiacchiere…. Servirci, gli uni agli altri. Servirci! Allora il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità della comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza: ma, guardate, questa tristezza è pericolosa, perché ci butta giù. Ci butta giù…. E’ pericolosa! State attenti! Ci libera dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele. Anche nelle nostre comunità infatti non mancano atteggiamenti negativi, che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi. Ma Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale, come abbiamo proclamato nel Salmo responsoriale: «Sei tu il mio aiuto, sei tu la mia liberazione». Per questo i discepoli del Signore, pur rimanendo sempre deboli e peccatori, sono chiamati a vivere con gioia e coraggio la propria fede, la comunione con Dio e con i fratelli, e ad affrontare con fortezza la fatiche e le prove della vita.  Cari fratelli e sorelle, la Vergine Santa, che venerate in particolare col titolo di “Madonna della Libera”, vi ottenga la gioia di servire il Signore e di camminare nella libertà che Egli ci ha donato: nella libertà dell’adorazione, della preghiera e del servizio agli altri. Maria vi aiuti ad essere Chiesa materna, Chiesa accogliente e premurosa verso tutti. Ella sia sempre accanto a voi, ai vostri malati, ai vostri anziani, che sono la saggezza del popolo, ai vostri giovani. Per tutto il vostro popolo sia segno di consolazione e di sicura speranza. Che la ‘Madonna della Libera’ ci accompagni, ci aiuti, ci consoli, ci dia pace e ci dia gioia”.


preghiera dei fedeli

Gabriele

Nicola

suor Annalisa

Offertorio
Armando e Marilinda e i loro meravigliosi bimbi: 
Francesco, Anastasia, Antonio, Giovanni Paolo, Caterina, Maddalena ed Emanuela
"domani dobbiamo fare l'inchino davanti a papa Francesco"                                                                                                                                        mi ha detto Francesco il giorno prima...e così ha fatto!




Gesù Eucarestia, il centro della nostra vita




padre Giancarlo ringrazia il Santo Padre con parole toccanti
"Padre santo, l’anima mia magnifica il Signore, per le meraviglie che sta facendo nella vita mia di Vescovo e della nostra diocesi di Campobasso-Bojano, cui si uniscono con gioia le altre diocesi dell’Abruzzo – Molise. La stiamo accogliendo con cuore colmo di benedizione, in un abbraccio immenso che vuole esprimerle tutto il nostro affetto e tutta la nostra gratitudine. Le diciamo ancora una volta, in coro, tutti insieme: GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
Il brano biblico, nel cuore della messa della Madonna della Libera, suggerisce infatti di guardare a Maria come colei cha sa servire, nella fede ma soprattutto nella testimonianza della carità. La carità è quella eloquenza dei segni che sempre lei, Padre santo, ci indica. Una parola, cioè, fatta carne, spazio di annuncio credibile del vangelo, via maestra dell’evangelizzazione. Lei oggi lo esperimenta in luoghi molteplici di questa visita. Ad iniziare dal dialogo, serrato, fatto poco fa con il mondo del lavoro molisano, che vive una delicata crisi di speranza. Come sono vere le indicazioni della dottrina sociale della chiesa: mettere sempre al centro di ogni prospettiva e di ogni azione la dignità della Persona umana. Tutto il resto viene dopo!
E’ la cultura della solidarietà, davanti alla precarietà e alla disoccupazione, piaga che richiede da parte di tutti, ogni sforzo e tanto coraggio. E di questo, il Molise ha immenso bisogno, perché il lavoro è la grande sfida per le nostre terre, che deve coinvolgere tutti. Maria della Libera ci doni quella sua premura nel servire i più fragili ed i più poveri, faccia maturare in noi la sua stessa sollecitudine materna, nella condivisione che troverà fattiva già Casa degli Angeli Papa Francesco, nell’abbraccio agli ammalati e nel gioioso incontro con i giovani, a Castelpetroso. 
Ma il Magnificat ha dentro un esplosivo contenuto di liberazione, da lei ben raccolto! Nei suoi tre NO (disperde i superbi, rovescia i potenti, rimanda i ricchi a mani vuote) nei suoi tre SI (innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati, soccorre i suoi servi), possiamo cogliere come vivere nella libertà, vincendo l’egoismo, le rivalità, la sfiducia e la tristezza, le lamentele ed i rimpianti, cioè quel grigiore esistenziale che è forse il punto più negativo di questa amata terra molisana. Maria ci insegna, invece, a camminare con gioia, a fronte alta, con coraggio, aperti a Dio e ai fratelli, nella fortezza di scelte coerenti, schierati con i più deboli.




...a tutti voi, qui presenti, numerosissimi, certo che questo evento, marchiato dal fuoco dello Spirito, ci aiuterà a fare del Molise un giardino di pace, un’aurora di speranza per tutti. E a Lei, un’ultima richiesta, dal profondo del cuore: “SANTO PADRE, NON SI STANCHI DI TENERCI PER MANO CON LA FORZA DELL’AMORE DI DIO, per poter sempre ripetere, con Maria. ECCOMI, ECCOCI”. Amen.!"





la Messa è finita, anzi adesso inizia!... la gioia è oltremisura...






ancora tanta, tanta gioia!







foto ricordo


verso la Cattedrale

                                                Entusiasmo per le strade di Campobasso










        arrivo in Cattedrale per l'incontro con gli ammalati









Grazie, papa Francesco!












ultima tappa a Campobasso...la mensa dei poveri....


ti sei donato a tutti, Santità. E il dono più grande lo hai fatto a loro...
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!

Ti vogliamo bene
PAPA FRANCESCO!





CASTELPETROSO - SANTUARIO DELL'ADDOLORATA INCONTRO CON I GIOVANI



























Sara saluta il Santo Padre
Vi ringrazio per la vostra numerosa e gioiosa presenza. L’entusiasmo e il clima di festa che sapete creare  sono contagiosi. L’entusiasmo è contagioso: ma voi sapete da dove viene questa parola, entusiasmo? Viene dal greco e vuol dire avere qualcosa di Dio dentro o essere dentro Dio. L’entusiasmo, quando è sano, segnala questo: che uno ha dentro qualcosa di Dio e lo esprime gioiosamente. Siete aperti, con questo entusiasmo  alla speranza e desiderosi di pienezza, desiderosi di dare significato al vostro futuro, alla vostra intera vita, di intravedere il cammino adatto per ciascuno di voi e scegliere la via che vi porti serenità e realizzazione umana. Ma cammino adatto, scegliere la via … cosa significa, questo? Non stare fermo – un giovane non può stare fermo – e camminare. Ciò indica andare verso qualcosa, perché uno può muoversi ma non essere un errante, che gira, gira per la vita, e la vita non è stata fatta per girarla. E’ stata fatta per camminarla, e questa è la vostra sfida!Da un lato siete alla ricerca di ciò che veramente conta, che rimane stabile nel tempo ed è definitivo, siete alla ricerca di risposte che illuminino la vostra mente e scaldino il vostro cuore non soltanto per lo spazio di un mattino o per un breve tratto di strada, ma per sempre. La luce al cuore per sempre, la luce alla mente per sempre, il cuore riscaldato per sempre, definitivo. Dall’altro lato, provate il forte timore di sbagliare: è vero, chi cammina può sbagliare. La paura di coinvolgervi troppo nelle cose, l’avete sentita, tante volte; la tentazione di lasciare sempre aperta una piccola via di fuga, che all’occorrenza possa aprire sempre nuovi scenari e possibilità. Io vado in questa direzione, scelgo questa direzione, ma lascio aperta questa porta: se non mi piace, torno e me ne vado. Questa provvisorietà non fa bene: non fa bene, perché ti fa venire la mente buia e il cuore freddo. La società contemporanea e i suoi prevalenti modelli culturali – per esempio, la ‘cultura del provvisorio’ non offrono un clima favorevole alla formazione di scelte di vita stabili con legami solidi, costruiti su una roccia d’amore, di responsabilità piuttosto che sulla sabbia dell’emozione del momento. L’aspirazione all’autonomia individuale è spinta fino al punto da mettere sempre tutto in discussione e da spezzare con relativa facilità scelte importanti e lungamente ponderate, percorsi di vita liberamente intrapresi con impegno e dedizione. Questo alimenta la superficialità nell’assunzione delle responsabilità, poiché nel profondo dell’animo esse rischiano di venir considerate come qualcosa di cui ci si possa comunque liberare. Oggi scelgo questo, domani scelgo quell’altro,  come va il vento vado io; o quando finisce il mio entusiasmo, la mia voglia, incomincio un’altra strada … E così si fa questo girare la vita, proprio del labirinto! E il cammino non è il labirinto. Quando voi vi trovate girando in un labirinto … fermatevi! Cercate il filo per uscire dal labirinto. Cercate il filo: non si può bruciare la vita girando. Tuttavia, cari giovani il cuore dell’essere umano aspira a cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, a legami che si irrobustiscono nelle prove della vita anziché spezzarsi. L’essere umano aspira ad amare e ad essere amato: questa è l’aspirazione più profonda, nostra: amare e essere amato. Questa è l’aspirazione più profonda. E questo, definitivamente. La cultura del provvisorio non esalta la nostra libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere ed autentiche. E’ una vita a pezzi. E’ triste arrivare a una certa età, guardare il cammino che abbiamo fatto e trovare che è stato fatto a pezzi diversi, senza unità, senza definitività: tutto provvisorio … Non lasciatevi rubare il desiderio di costruire nella vostra vita cose grandi e solide! E’ questo, quello che ti porta avanti. Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi, di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù”.   Da soli non possiamo farcela. Di fronte alla pressione degli eventi e delle mode, da soli mai riusciremo a trovare la via giusta, e se anche la trovassimo, non avremmo la forza sufficiente per perseverare, per affrontare le salite e gli ostacoli imprevisti. E qui entra l’invito del Signore Gesù: ‘Se vuoi… seguimi’. Ci invita per accompagnarci nel cammino, non per sfruttarci, non per farci schiavi: per farci liberi. In questa libertà ci invita per accompagnarci nel cammino. E’ così. Solo insieme con Gesù, pregandolo e seguendolo troviamo chiarezza di visione e forza di portarla avanti. Egli ci ama definitivamente, ci ha scelti definitivamente, si è donato definitivamente a ciascuno di noi. È il nostro difensore e fratello maggiore e sarà l’unico nostro giudice. Com’è bello poter affrontare le alterne vicende dell’esistenza in compagnia di Gesù, avere con noi la sua Persona e il suo messaggio! Egli non toglie autonomia o libertà; al contrario, irrobustendo la nostra fragilità, ci permette di essere veramente liberi, liberi di fare il bene, forti di continuare a farlo, capaci di perdonare e capaci di chiedere perdono. Ma questo è Gesù che ci accompagna: e così è il Signore! Una parola che a me piace ripetere, perché la dimentichiamo tanto: Dio non si stanca di perdonare. Ma questo è vero, eh? Questo è vero! E’ tanto il suo amore, che è sempre vicino a noi. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono, ma Lui perdona sempre, tutte le volte che glielo chiediamo.

Egli perdona definitivamente  cancella e dimentica il nostro peccato se ci rivolgiamo a Lui con umiltà e fiducia. Egli ci aiuta a non scoraggiarci nelle difficoltà, a non considerarle insormontabili; e allora, fidandoci di Lui, getterete nuovamente le reti per una pesca sorprendente e abbondante, avrete coraggio e speranza anche nell’affrontare le difficoltà derivanti dagli effetti della crisi economica. Il coraggio e la speranza sono doti di tutti ma in particolare si addicono ai giovani: coraggio e speranza. Il futuro certamente è nelle mani di Dio: Lui è provvidente, ci assicura che sono le mani di un Padre provvidente. Questo non significa negare le difficoltà e i problemi, ma vederli, questi sì, come provvisori e superabili. Le difficoltà, le crisi, con l’aiuto di Dio e la buona volontà di tutti possono essere superate, vinte, trasformate. Non voglio finire senza dire una parola su un problema vostro, un problema che voi vivete nell’attualità: la disoccupazione. E’ triste trovare giovani ‘né-né’: cosa significa, questo ‘né-né’? Né studiano, perché non possono, non hanno la possibilità, né lavorano. E questa è la sfida che comunitariamente tutti noi dobbiamo vincere. Dobbiamo andare avanti per vincere questa sfida! Non possiamo diventare rassegnati di perdere tutta una generazione di giovani che non hanno la forte dignità del lavoro! Il lavoro ci dà dignità, e tutti noi dobbiamo fare di tutto perché non si perda una generazione di giovani. Ma, fare avanti la nostra creatività, perché i giovani sentano la gioia della dignità che viene dal lavoro. Una generazione senza lavoro è una sconfitta futura per la patria e per l’umanità. Dobbiamo lottare contro questo. E aiutarci gli uni gli altri, a trovare una via di soluzione, di aiuto, di solidarietà. I giovani sono coraggiosi, l’ho detto, i giovani hanno speranza e – terzo – i giovani hanno la capacità di essere solidali. E questa parola solidarietà è una parola che al mondo d’oggi non piace sentire. Alcuni pensano che sia una parolaccia: no, non è una parolaccia. E’ una parola cristiana: andare avanti con il fratello per aiutare a superare i problemi. Coraggiosi, con speranza e con solidarietà.  Siamo radunati davanti al Santuario della Madonna Addolorata, eretto nel luogo dove due ragazze di questa terra, Fabiana e Serafina, nel 1888 ebbero una visione della Madre di Dio mentre lavoravano nei campi. Maria è madre, ci soccorre sempre: quando lavoriamo e quando siamo in cerca di lavoro, quando abbiamo le idee chiare e quando siamo confusi, quando la preghiera sgorga spontanea e quando il cuore è arido: Lei sempre è lì per aiutarci. Maria è Madre di Dio, madre nostra e madre della Chiesa. Tanti uomini e donne, giovani e anziani si sono rivolti a Lei per dirle grazie e supplicare una grazia. Maria ci porta a Gesù, Gesù ci dà la pace. Ricorriamo a Lei fiduciosi nel suo aiuto, con coraggio e speranza. Il Signore benedica ciascuno di voi, nella vostra strada, nel vostro cammino di coraggio, di speranza e di solidarietà. Grazie”.










PRENDETE IL VANGELO, PORTATELO CON VOI AL LAVORO, IN TASCA, SUL COMODINO, LEGGETELO, MEDITATELO







6 luglio 2014 
Papa Francesco all'Angelus

“Vorrei salutare in modo particolare e affettuoso tutta la brava gente del Molise: ieri mi hanno accolto nella loro bella terra e anche nel loro cuore.         È stata un’accoglienza calda e calorosa. Non la dimenticherò mai. Grazie tante".


E noi mai dimenticheremo te, Santità! 


Ti vogliamo bene!


Grazie!




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