COMUNICATO
STAMPA
Il messaggio
dell’arcivescovo di Campobasso – Bojano S.E. mons. GianCarlo Maria Bregantini
in occasione della Solennità di Pentecoste. Questa sera Veglia diocesana
alle ore 20,30 presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, indicata nell’itinerario di Campobasso per la visita
del Papa -5 luglio- come sacrestia e
accoglienza del Clero e dei Vescovi per
giungere al vecchio Stadio Romagnoli per la Santa Messa .
Non siamo soli!
«Siamo
tutti bravi a sfogliare i manuali di pietà nei confronti dei poveri. Meno bravi
lo si è, invece, nell’accoglierli alle mense delle proprie ricchezze. E non mi
riferisco solo agli accattoni o ai barboni. Il mio grido va diretto a quella
politica che sta permettendo ancora che la disoccupazione aumenti in modo
inaudito e che ancora non è stata capace di mettere fine alla precarietà
socialmente divorante. Ci sono poveri ormai che sbucano da tutte le parti. La
povertà è diventata uno tsunami che non si riesce ad arginare. Nell’ultimo rapporto annuale diffuso dall’Istat proprio in questi
giorni non si legge soltanto questo dramma dei “senza lavoro”, ma si
apprende che l’enorme disagio economico
impedisce le nascite e costringe addirittura a scappare dal Paese.
L’Italia rischio cioè di svuotarsi di cervelli necessari e
anche di famiglie intere. Mi chiedo allora, cos’è una Nazione che si spopola se
non un giardino che nel tempo sta diventando un deserto! Quello attuale è sì un
quadro sociale che ci lascia atterriti, ma di certo non disperati. I risultati
negativi che riguardano il lavoro registrano in definitiva un fallimento alla
base delle scelte non mirate e non risolutive del problema disoccupazione da
parte dello Stato. C’è lentezza perché forse c’è un indebolimento difficile da
sanare. E questo si avrà finché la politica resta un’utilità e non un servizio.
Occorre compiere al più presto questo passaggio provvedendo coscienziosamente
ai grandi mancamenti che finora sono stati esercitati sfrenatamente. Tengo
sempre a mente le parole di san Francesco di Sales: “L’ufficio di distribuire agli altri fa meritare di ricevere per
sé”. Basterebbe ripartire da questo.
La
parola chiave oggi, infatti, è
“intercessione”. E’ l’atto di intervenire spezzando le lance negative a favore
del bene. Intercedere è armonizzarsi con le parti differenti, è unirle tramite
principi positivi. E’ quanto ci insegna la festa di oggi: la Pentecoste. E’ il
momento altissimo in cui si comprende chiaramente che “La vita la si trova
soltanto donandola; non la si trova volendo impossessarsene”. L’azione
vivificante dello Spirito Santo è infatti duplice: illumina e consola. Da una
parte il fuoco dell’amore brucia le cose morte, dall’altra l’acqua che purifica
e suscita nuovi orizzonti. Ma tutto questo è possibile se lo si invoca come ci
ha ricordato la liturgia della veglia di stanotte: “Vieni, Spirito Santo!”. E’
questa Terza Persona della Santissima Trinità che ci rende uniti perché ci
coinvolge nel sogno di Dio per l’umanità intera. Come ci ricorda la Gaudium et
Spes, al n.26: “Lo Spirito di Dio che, con mirabile provvidenza, dirige il
corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a tale evoluzione.
Egli che è il principio della creazione delle cose, e anche il principio della sua
evoluzione nel tempo”.
E’
lo Spirito Santo che può liberarci con la sua potenza risanatrice da ogni
schiavitù morale o materiale. E’ lo Spirito Santo che ci può condurre su strade
di giustizia e di pace. Ecco perché voglio recitare con voi tutti, carissimi
lettori un frammento di questo celebre inno di Pentecoste del metropolita
ortodosso di Latakia, Ignazio Hazim. Certo che lo Spirito Santo che è maestro
delle anime nella via della verità e vento di presenza salvifica
nell’oppressione, una volta invocato nell’unione mistica dei nostri cuori,
riuscirà a sollevarci dal torpore della povertà e a fecondare di grazia e di
riscatto il nostro mondo. E’ un invito a credere che non siamo soli, che c’è un
Dio che ci assiste e cammina con noi ».
“Senza di Lui Dio è lontano,/Cristo resta nel
passato,/il vangelo è lettera morta/ la chiesa è una semplice
organizzazione,/l’autorità un dominio,/la missione una propaganda,/il culto
un’evocazione e l’agire/cristiano una morale da schiavi./Ma in lui il cosmo si
solleva e geme/nelle doglie del parto,/il Cristo risuscitato è presente,/il
vangelo è potenza di vita,/la chiesa una comunione trinitaria,/l’autorità un
servizio liberatore,/la missione è Pentecoste, la liturgia/è memoriale e
anticipazione,/l’agire umano ci rende simili a Dio.”
L’Addetto Stampa
Rd
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