LA VITA DEI GRUPPI, DELLE ASSOCIAZIONI E DEI MOVIMENTI DI FEDELI LAICI
lunedì 17 novembre 2008
Caso Eluana: carità o violenza?
«Che società è quella che chiama la vita un inferno e la morte una liberazione? Dove è il punto di origine di una ragione impazzita capace di ribaltare bene e male e quindi incapace di dare alle cose il loro vero nome?»
Inizia con queste domande il comunicato di “Comunione e Liberazione” pervenuto al “Foglio Notizie” sul caso di Eluana Englaro.
«L'annunciata sospensione dell'alimentazione di Eluana è un omicidio. La cosa è tanto più grave in quanto impedisce l'esercizio della carità perchè c'è chi si è preso cura di lei e continuerebbe a farlo.»
«Nella lunga storia della medicina - prosegue la nota - il suo sviluppo è diventato più fecondo quando, in epoca cristiana, è cominciata l'assistenza proprio agli "inguaribili" che prima venivano espulsi dalla comunità degli uomini "sani" lasciati morire fuori dalle mura della città o eliminati. Chi se ne fosse occupato avrebbe messo a rischio la propria vita. Per questo chi cominciò a prendersi cura degli inguaribili lo fece per una ragione che era più potente della vita stessa: una passione per il destino dell'altro uomo, per il suo valore infinito perchè immagine di Dio creatore.
Così il caso Eluana ci mette davanti alla prima evidenza che emerge nella nostra vita: non ci facciamo da soli. Siamo voluti da un Altro. Siamo strappati al nulla da Qualcuno che ci ama e che ha detto: "Persino i capelli del vostro capo sono contati".
Rifiutare questa evidenza vuol dire, prima o poi, rifiutare la realtà. Persino quando questa realtà ha il volto delle persone che amiamo.»
Il comunicato poi prosegue. «Ecco perchè arrivare fino a riconoscere Chi ci sta donando la presenza di Eluana non è un'aggiunta "spirituale" per chi ha fede. È una necessità per tutti coloro che, avendo la ragione, cercano un significato. Senza questo riconoscimento diventa impossibile abbracciare Eluana e vivere il sacrificio di accompagnarla; anzi, diventa possibile ucciderla e scambiare questo gesto, in buona fede, per amore.
Il cristianesimo è nato precisamente come passione per l'uomo: Dio si è fatto uomo per rispondere all'esigenza drammatica - che ognuno avverte, credente o no - di un significato per vivere e per morire; Cristo ha avuto pietà del nostro niente fino a dare la vita per affermare il valore infinito di ciascuno di noi, qualunque sia la nostra condizione.
Abbiamo bisogno di Lui, per essere noi stessi. E abbiamo bisogno di essere educati a riconoscerLo per vivere.»
Parole che affidiamo alla riflessione di ciascuno.
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