giovedì 31 ottobre 2013

Bendetto XVI "La compagnia dei Santi ci aiuta a vincere ogni paura e tribolazione"

Preghiera dell'Angelus 1 novembre 2008
Città del Vaticano (AsiaNews) – La “grande gioia” con cui oggi la Chiesa cattolica celebra la festa di Tutti i santi, “ci spinge ad affrettare il passo del nostro pellegrinaggio terreno” e ci aiuta “a superare ogni difficoltà, ogni paura, ogni tribolazione”: lo ha detto Benedetto XVI ai pellegrini radunati in piazza san Pietro per la preghiera dell’Angelus. E a conferma di questa gioia nella comunione dei Santi, ha citato lo spiritual “When the Saints”: "Quando verrà la schiera dei tuoi santi, oh come vorrei, Signore, essere tra loro!

Riprendendo un’immagine molto comune fra i Padri della Chiesa, Benedetto XVI ha paragonato “lo spettacolo della santità” a un “meraviglioso giardino”, “dove lo Spirito di Dio ha suscitato con mirabile fantasia una moltitudine di santi e sante, di ogni età e condizione sociale, di ogni lingua, popolo e cultura. Ognuno è diverso dall’altro, con la singolarità della propria personalità umana e del proprio carisma spirituale. Tutti però recano impresso il ‘sigillo’ di Gesù (cfr Ap 7,3), cioè l’impronta del suo amore, testimoniato attraverso la Croce. Sono tutti nella gioia, in una festa senza fine, ma, come Gesù, questo traguardo l’hanno conquistato passando attraverso la fatica e la prova (cfr Ap 7,14), affrontando ciascuno la propria parte di sacrificio per partecipare alla gloria della risurrezione”

Il pontefice ha ricordato che questa festa in origine radunava la memoria collettiva di tutti i martiri. “Questo martirio – ha aggiunto - possiamo intenderlo in senso lato, cioè come amore per Cristo senza riserve, amore che si esprime nel dono totale di sé a Dio e ai fratelli. Questa meta spirituale, a cui tutti i battezzati sono protesi, si raggiunge seguendo la via delle "beatitudini" evangeliche, che la liturgia ci indica nell’odierna solennità (cfr Mt 5,1-12a). E’ la stessa via tracciata da Gesù e che i santi e le sante si sono sforzati di percorrere, pur consapevoli dei loro limiti umani. Nella loro esistenza terrena, infatti, sono stati poveri in spirito, addolorati per i peccati, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per la giustizia. E Dio ha partecipato loro la sua stessa felicità: l’hanno pregustata in questo mondo e, nell’aldilà, la godono in pienezza. Sono ora consolati, eredi della terra, saziati, perdonati, vedono Dio di cui sono figli. In una parola: "di essi è il Regno dei cieli" (cfr Mt 5,3.10)”.

Tratto da AsiaNews.it il 1 novembre 2008

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