lunedì 12 aprile 2010

Il Creato vibrazione del cuore di Dio

IX PASSO
Il Creato

Puntate precedenti
I dieci passi della fedeltà
Vocazione e Formazione in Celestino V
La scelta preziosa di Celestino V
Come intravedere: lo sguardo interiore in San Pietro Celestino
La vita spirituale in San Pietro Celestino
Tentazione e preghiera in San Pietro Celestino
Celestino V: la rinuncia al potere
La fedeltà in San Pietro Celestino
San Celestino V: il perdono che rinnova e guarisce



Di Ylenia Fiorenza


È la semplicità la chiave per capire le cose più alte. In molti si affannano con ogni sorta di sperimento o di fantasia a carpire la magnificenza della creazione quella che invece è nudità, pura e semplice nudità! Quante volte, infatti, ci adoperiamo con un’infinità di strumenti ad indagare, ad investigare nella natura fino sciuparla! E quante altre volte ci limitiamo soltanto ad usarla, a sfruttarla, a gestirla, a governarla; o addirittura a sentirla nemica, avversaria, ostile! Quante volte riflettiamo in essa le nostre bassezze, i nostri crucci, le nostre rabbie, le nostre insoddisfazioni! E arriviamo a deturparla nella sua bellezza, a manipolarla a tal punto da lacerane il vero volto, dove si trasfigura quello del Suo Creatore. 


Semplicità di sguardo, di intenti, di attese. Ecco di cosa ha bisogno la natura per risplendere di perfezione, di sacralità. Il Creato: che parola dolce! Sentite che suono avvolgente nel pronunciarla! Un termine che racchiude in sé tutto l’amore del Creatore, il FIAT da cui partorì la luce, la vita, il creato intero, l’umanità! E San Celestino V unì così tanto la sua vita, la sua persona, fino a fondere il suo corpo e la sua anima in una preghiera pulsante. Consapevole del mistero che lo circondava e conduceva per i sentieri dell’esistenza, l’eremita fra Pietro da Morrone intuiva che nella natura vibrava il cuore della Sapienza e che Dio respirava il creato e vi versava in esso tutto l’amore. Fu un cuore semplice, infatti, quello di San Celestino, che si preoccupò di accarezzare e non di afferrare la natura! E da questo possiamo imparare il rispetto, l’aver cura delle cose create per la nostra felicità, donateci da Dio per il nostro bisogno e la nostra vera ricchezza: l’accarezzare e non l’afferrare! E dopo questo sospiro di libertà trasudante di stupore dinnanzi alle meraviglie, ai doni innumerevoli e ineffabili del Signore, uniamoci per un momento in preghiera, in canto, in lode, leggendo con passione estrema, meditando con calma e gemito il salmo 103 che è l’Inno a Dio Creatore:


Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
 fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.
Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.
Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.
Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.
Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.
Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.


Ecco: scorre il silenzio negli intimi filamenti della nostra anima unita al Creatore e al creato! E con l’esortazione del vescovo Bregantini diciamo anche noi che : «Rispettare il creato significa non considerarlo egoisticamente a disposizione dei propri interessi. Il creato è un bene universale. Ecco perché mantenere l’equilibrio in esso porta il benessere di tutti. Non solo l’uomo, ma l’intera creazione è coinvolta nel processo di redenzione: “la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio… tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rom. 8,19-23). Rispetta ciò che Dio ci ha donato gratuitamente: l’ambiente, il creato e quanto contiene. Amalo perché ne sei parte vivente!». Libriamoci, stringiamoci alle ali del vento, al sussurro dei fiumi in piena, al calore degli astri, all’intimità dei boschi, alla fantasia delle stagioni, all’ardore del fuoco e ad ogni creatura che palpita Dio, a San Celestino V che con noi lo ama e lo esalta nel Suo splendore infinito ed indicibile:
Oh umile san Celestino V, 
che nel petalo della libertà dal mondo 
hai respirato in mitezza il timore di Dio,
insegnaci a percorrere i cieli della notte,
passando per l’arco del coraggio, 
bagnati dal ruscello del perdono,
a sigillare la fedeltà del nostro amore 
nel grembo del silenzio,
per contemplare il volto della Parola,
uniti alla speranza della Creazione. Amen

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