La lingua uccide più della spada …
Campobasso.
Una condanna senza mezzi termini, quella di mons. Bregantini sugli eventi di
Parigi, ma anche una riflessione critica sull’utilizzo indiscriminato di una
satira che va oltre la libertà. Dunque alla condanna va affiancata una concreta
analisi dell’utilizzo non solo del mitra ma anche della penna e la matita:
“bisogna essere molto concreti, dare alla libertà il suo peso ma anche il suo
limite. La libertà è il mezzo, la verità è il fine”. Il suo intervento al
convegno di Termoli promosso dalla
diocesi di Termoli –Larino sul messaggio
di papa Francesco per la 48^ Giornata
Mondiale della Pace “Non più sciavi ma fratelli”, è stato un contributo
chiarificatorio ad un problema che sta
attanagliando la comunità mondiale. La missione testimoniale di papa Francesco,
con le sue azioni “concrete” di Pace, ci porta ad affrontare il delicato tema
del dialogo interreligioso, ispirato
in modo reale dallo Spirito nel Concilio Vaticano II. Nelle indicazioni dei
padri conciliari, attuate con “evangelica prudenza” dal Magistero della Chiesa
e dalle iniziative di Giovanni Paolo II e da Francesco, l’apertura verso
l’Oriente con la sua ricchezza filosofica religiosa e la possibilità di un dialogo
con l’Islam. Costruire strumenti di Pace, ribadisce il Presule di Campobasso, nella sua analisi dei fatti
che hanno portato al dramma di Parigi. «Bisogna cambiare metodo, non attaccare
nessuna realtà religiosa, non solo
l’Islam, ma anche il Buddismo, il mondo cristiano, cattolico, i papi,
perché la libertà non è mai assoluta ma sempre finalizzata alla verità». Bregantini invita a passare dalla “satira”, alla “stima” reciproca, per
educare alla pace, frutto di dialogo
e testimonianza, come ci ricorda la Nostra Aetate. Il richiamo è anche alle Città della Pace, lo scorso anno
a Campobasso, quest’anno a Vicenza, a cui ha partecipato il nostro arcivescovo
testimoniando la volontà di non fermarsi e di continuare sempre a coltivare i
semi di speranza. “Il dialogo e il rapporto con l’Islam chiede di andare a fondo ai
problemi, non fermarsi nemmeno davanti a certi atteggiamenti violenti, capire
fino in fondo qual è l’atteggiamento positivo per abbattere i muri e costruire
invece i ponti”.
Un mondo soggiogato dalle moderne
schiavitù, tra cui quella della precarietà lavorativa, è oggetto di violenza ed
incomprensione. L’arcivescovo ribadisce il senso della battaglia contro la
schiavitù domenicale, elemento di liberazione dell’uomo che si sta rendendo
sempre più schiavo del consumismo sfrenato. “Non
è il guadagno ad essere importante ma la
relazione diretta tra le persone, che
costruisce la pace e quindi anche la fraternità. “ Secondo il
presule è necessaria una reale e concreta
apertura verso gli altri, segnata dalla testimonianza concreta e non da
un atteggiamento minimizzante e negativo, utilizzato da alcuni media che, con
la satira, pensano di attaccare tutte le religioni. Solo un passaggio culturale
dalla satira alla stima può inaugurare una stagione di dialogo tra le religioni. La testimonianza di
Francesco, la sua apertura indica ai Cristiani la via da seguire per essere Ponti e non Muri invalicabili.
L’Addetto Stampa
Rita
D’Addona
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