sabato 16 aprile 2011

Verso l'Assemblea Nazionale di Azione Cattolica

In vista dell’Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana che si svolgerà dal 6 all’8 maggio prossimi, il “Foglio Notizie” pubblica l’intervista con Maria Voce e Franco Mosconi apparsa sul giornale di AC “Segno” n. 04/05 2011.

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Di Gianni Di Santo

Compassione, dialogo, attenzione alla Parola, laici che collaborano insieme: sono alcune delle parole che la presidente di un movimento ecclesiale e un monaco - da sempre attenti all’Ac - offrono alla riflessione dei lettori di Segno in vista dell’appuntamento assembleare. Maria Voce: «Intensificare la comunione e operare insieme per il bene comune». Franco Mosconi: «Impegno trascinante e coraggioso per l’attuazione del Consiglio»

Chiesa e Ac, impegno dei laici e costruzione del bene comune. Abbiamo chiesto a Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, e a Franco Mosconi, priore dell’Eremo camaldolese di San Giorgio a Bardolino sul Garda, alcune riflessioni sul prossimo dibattito assembleare.

L’Azione cattolica Italiana si appresta a celebrare la sua XIV assemblea nazionale. Un momento di verifica democratica interna ma anche un momento di confronto con la Chiesa e la comunità civile. 

Voce. Sarà di certo un appuntamento importante non solo per l’Azione cattolica, ma anche per la Chiesa italiana e il nostro paese. L’Ac ha un patrimonio di vita e di cultura più che mai prezioso per il momento cruciale che stiamo vivendo. Assicuriamo perciò sin d’ora le nostre preghiere affinché lo Spirito Santo illumini il cammino da percorrere. In quel momento vorremmo dare un segno concreto di amicizia e condivisione attraverso la partecipazione all’assemblea della nostra delegata nella Consulta nazionale delle aggrega-zioni laicali.
Mosconi. Essere portatori della Parola significa essere testimoni di un annuncio di liberazione per l’uomo che vive oggi il suo travaglio epocale. La Parola è una luce per orien-tare il nostro cammino e per illuminare le nostre domande sulla vita: essa spiega, dà senso, svela aspetti impensati della realtà; offre un altro punto di vista sulla storia umana. La Parola è la persona stessa del Signore che si fa compagna di viaggio, ci parla, ci indica la strada. Il Vaticano II ha fatto irruzione nella vita della Chiesa con una novità incredibile, ma quelle intuizioni e quella profezia sono ancora da suscitare. Il Vaticano II attende ancora una sua attuazione concreta. Come vedrei volentieri un’Ac che si fa promotrice, trascina e stimola con coraggio profetico il cammino della Chiesa verso l’attuazione del Concilio.

Crisi della politica e bene comune: i movimenti ecclesiali e l’associazionismo possono dare una spinta dinamica al progresso civile del nostro paese?
Voce
. Senza dubbio. E vero siamo in tempo di crisi, ma proprio per questo aperto a nuove opportunità. Penso che dovremo sempre più intensificare la nostra comunione e operare insieme, dove possibile, nei diversi ambienti, nelle città, a livello nazionale. Abbiamo la responsabilità di rendere visibili le esperienze innovatrici nate dalla linfa sempre nuova del vangelo in atto nei diversi ambiti della società. Per la consapevolezza che – come è stato sottolineato anche alle Settimane sociali – per incidere nella società e imprimere quella spinta in avanti tanto attesa, oggi occorre una testimonianza di popolo.
Mosconi. Per quanto riguarda il rapporto Chiesa-mondo dovremmo tornare a leggere e a studiare il cap. 4 della Gaudium et Spes dove si danno indicazioni preziose e indispensabili per costruire e rinnovare il rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. «La Chiesa, procedendo dall’Amore dell’eterno Padre… radunata dallo Spirito Santo, ha una finalità salvifica ed escatologica che non può essere raggiunta pienamente se non nel futuro. Ma essa è già presente qui sulla terra, ed è composta da uomini, i quali appunto sono membri della città terrena, chiamati a formare già nella storia dell’umanità la famiglia dei figli di Dio… E tale compenetrazione di città terrena e città celeste è il mistero della storia umana» (cfr. G.S.40). Quanto ai movimenti credo sia giunta l’ora di intraprendere con tenacia e umiltà la strada del dialogo intra-ecclesiale e offrire a esso contenuti nuovi. Se di una cosa oggi i movimenti hanno bisogno, dopo la legittimazione ecclesiale del 1998, è avvicinarsi il più possibile al vasto mondo dei laicato, rinunciando a separatezze che non gioverebbero né a loro, né alla Chiesa.

C’è un legame da sempre tra Ac, Movimento dei Focolari e spiritualità camaldolese. Conformate?
Voce. Non solo confermo. Siamo legati da qualcosa di più che l’amicizia: la gratitudine. Chiara Lubich stessa l’ha espressa pubblicamente nel 2003 all’assemblea straordinaria dell’Ac, per aver trascorso buona parte della sua giovinezza fra le sue fila e aver ricevuto «una solida formazione cristiana di base». È un grazie di cuore che esprimo anch’io, impegnata nell’Azione cattolica sin da bambina. Come tanti altri dei movimento. Ancora, gratitudine perché - come è noto - è stato proprio in occasione di uno dei convegni di Azione cattolica, a Loreto nel ‘39, che Chiara - aveva allora 19 anni - avvertì «un primo accenno d’una chiamata tutta particolare da parte di Dio». Chiamata che segnerà la futura nascita dei Focolare. Tutt’oggi, poi, sperimentiamo una particolare sintonia e un’intesa immediata quando ci troviamo a collaborare a diversi livelli sul territorio soprattutto nelle Consulte diocesane, regionali e in quella nazionale.
Mosconi. I legami tra Ac e Carmaldoli risalgono agli anni Quaranta dei secolo scorso. La tradizione monastica millenaria di Camaldoli ha sempre creato un certo fascino per tutte le persone che venivano ospitate soprattutto nel cenobio camaldolese. La vita liturgica, il colloquio con alcuni monaci illuminati (padre Calati e padre Giabbani) e soprattutto i momenti di lectio divina, preghiera, silenzio, l’ospitalità e lo stesso fascino della foresta casentinese diventavano realtà ispiratrici per una proposta evangelica radicale e sempre rinnovata. Oltre all’Ac, usufruivano degli ambiti camaldolesi in modo particolare la Fuci e il Meic, i laureati cattolici di un tempo. L’iniziazione di padre Benedetto Calati alla comprensione della Parola, della tradizione dei Padri e la sapiente lettura dei documenti dei Vaticano II portavano necessariamente il mondo ecclesiale a leggersi nel suo aspetto più vivo e profetico. Una certa ascesi consigliata da padre Calati era tutta incentrata nella costante “ricerca di Dio”. Essere cristiani non è un privilegio, ma una missione ricevuta con la consapevolezza propria di chi è stato ammaestrato dallo Spirito santo, per essere costruttore di pace e di unità nella storia. Un cenobio in cui la comunione di vita, che non si riduceva soltanto alla condivisione della preghiera, ma anche dai pasti in comune tra fratelli e che si apriva alla convivialità tra amici, creava una specie di osmosi a livello spirituale e culturale impagabili. Inoltre il silenzio e la solitudine legati agli ambienti monastici aiutavano a interiorizzare i contenuti della varie lectio bibliche e i momenti liturgici.

Come è possibile per il laicato cattolico attuare i consigli sul tema dell’educare contenuti nei recenti Orientamenti pastorali Cei per il prossimo decennio pur nella diversità dei carismi e ministeri?
Voce. Vorrei dire innanzitutto che avvertiamo una profonda consonanza con la parola dei vescovi, consapevoli di quanto grave sia l’emergenza educativa. In questi ultimi anni ci siamo impegnati in un confronto su finalità, metodi e risultati educativi che mai mancano quando, con sempre nuova fantasia, si aprono non solo nell’ambito dei Movimento, ma anche nelle famiglie e nelle scuole, spazi di comunione dove si rende Dio presente e si sperimenta la forza trasformante del suo amore. Siamo perciò grati dell’opportunità di vivere questo impegno in comunione con tutta la Chiesa. In modo speciale con le varie espressioni del laicato dove vivo è l’impegno di lavorare insieme, di fare rete, di essere un coro a più voci. E il cammino in atto nella Consulta dei Laici.
Mosconi. Viviamo in un’ora contrassegnata da molti ostacoli e da diverse contraddizioni riguardo alla fede. La fede, infatti, sembra non interessare gli uomini e le donne di oggi che vivono nell’indifferenza riguardo a essa. Non solo, ma anche in coloro che si dicono credenti, la fede appare debole e di corto respiro, incapace di manifestare quella forza che cambia la vita. La sua trasmissione è diventata difficile. La fede diceva Paolo, nasce dall’ascolto della Parola; occorre che la Parola di Dio giunga al cuore dell’uomo. Gesù ci ha mostrato innanzitutto una necessità: chi inizia alla fede, o a essa vuole generare, deve essere credibile, affidabile. Gesù usava un dialogo ravvicinato e una condiscendenza unica, legata alla sua kenosis, cioè al suo svuotamento che lo portava a un dialogo umanissimo (la Samaritana, Zaccheo, La Maddalena…). Gesù, dunque, percorre un cammino di abbassamento, si mette in dialogo, il che significa innanzitutto ascolto dell’altro in quanto altro. Gesù era accogliente con tutti e si prendeva cura di tutto l’uomo fino ad assumerne le debolezze e addossarsi le malattie. Era un uomo di compassione. Solo avvicinandoci all’altro nel modo insegnatoci da Gesù, anche noi possiamo vivere un incontro ospitale all’insegna della gratuità e teso alla comunione. Sono solo alcune suggestioni che spero la prossima assemblea Ac possa tenere conto.

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