sabato 17 aprile 2010

Testimoni Digitali. Volti e linguaggi nell’era cross mediale

Si apre giovedì prossimo, 22 aprile, a Roma il convegno Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era cross mediale, promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI. Tra i relatori, interverranno Nicholas Negroponte, mons. Mariano Crociata, Mario Calabresi, mons. Claudio Giuliodori, Marco Tarquinio, Chiara Giaccardi, Antonio Spadaro, Paolo Bustaffa. Con un intervento del card. Angelo Bagnasco e un’udienza finale con Benedetto XVI.


Si tratta del secondo appuntamento nazionale per gli animatori della cultura e della comunicazione, che nel 2002 affollarono il convegno sulle “Parabole mediatiche”. In quell’occasione, il card. Joseph Ratzinger aveva posto un’immagine al centro del suo discorso: quella dei “intagliatori di sicomori”. Questi frutti, infatti, hanno bisogno di essere incisi prima del raccolto, per maturare e divenire gradevoli al gusto. Fuor di metafora, proseguiva il cardinale, «è solo il Logos stesso, che può condurre le nostre culture alla loro autentica purezza e maturità, ma il Logos ha bisogno dei suoi servitori, dei “coltivatori di sicomori”. Il vangelo è un taglio che esige paziente approfondimento e comprensione, cosicché esso sia fatto nel momento giusto, nella fattispecie giusta e nel modo giusto, che esige quindi sensibilità, comprensione della cultura dal suo interno, dei suoi rischi e delle sue possibilità nascoste o anche palesi».
È dunque necessario «un continuo paziente incontro fra il Logos e la cultura, mediato dal servizio dei credenti».


Comprensione della cultura diffusa “dal suo interno” e cittadinanza attiva nel mondo diventato villaggio globale sono fra le virtù essenziali del credente di oggi. Nell’era dei media interattivi, dei social network e della crisi educativa, non è concesso rimanere passivi. Ogni tempo è fecondo per una nuova incarnazione del vangelo nelle dinamiche esistenziali e culturali. A dispetto di tecnofili acritici, da una parte, e apocalittici catastrofici dall’altra, è possibile incidere con efficacia nella realtà fluida in chiave evangelica.
Nel corso del suo viaggio in Terra Santa, davanti alle organizzazioni per il dialogo interreligioso, l’11 maggio 2009 il Papa ha ricordato che «certi aspetti della globalizzazione ed in particolare il mondo dell’internet hanno creato una vasta cultura virtuale il cui valore è tanto vario quanto le sue innumerevoli manifestazioni. Indubbiamente molto è stato realizzato per creare un senso di vicinanza e di unità all’interno dell’universale famiglia umana. Tuttavia, allo stesso tempo, l’uso illimitato di portali attraverso i quali le persone hanno facile accesso a indiscriminate fonti di informazioni può diventare facilmente uno strumento di crescente frammentazione: l’unità della conoscenza viene frantumata e le complesse abilità di critica, discernimento e discriminazione apprese dalle tradizioni accademiche ed etiche sono a volte aggirate o trascurate».


Quale contributo specifico possono offrire gli uomini di fede in questo scenario? «In un’epoca di accesso immediato all’informazione e di tendenze sociali che generano una specie di monocultura - ha concluso Benedetto XVI - la riflessione profonda che contrasti l’allontanamento della presenza di Dio rafforzerà la ragione, stimolerà il genio creativo, faciliterà la valutazione critica delle consuetudini culturali e sosterrà il valore universale della credenza religiosa».

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