IL FOGLIO NOTIZIE E L'ANNO SACERDOTALE
Pubblichiamo il contributo di Pina Spicciato (Ordo Virginum) per una riflessione laica nell'anno dedicato ai sacerdoti.
Il sacerdote, scelto dal Signore e inviato dalla Chiesa, di cui è figlio insieme ai fratelli, è l’uomo per gli altri. È così che Sant’Agostino amava esprimere questi concetti con le parole: «cristiano con voi, vescovo per voi», ricordando a tutti di essere il “ tramite”, l’intermediario, tra Dio e gli uomini.
Nella lettera agli Ebrei leggiamo: «Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito a vantaggio degli uomini nelle cose che riguardano Dio, affinché offra doni e sacrifici per i peccati»
(Ebrei 5,1).
Sua missione fondamentale e specifica, è donare Dio agli uomini, mediante la parola annunciata e vissuta e portare gli uomini a Dio mediante i sacramenti, la parola stessa di Dio, il quale opera la salvezza indipendentemente dalla santità o dalla cattiveria del ministro. (1)
Il sacerdote nell’Antico e Nuovo Testamento
Già nell’Antico Testamento il sacerdozio occupava un posto rilevante, e il sacerdote era incaricato dei rapporti con Dio i quali rivestivano in Israele un’importanza particolare. Il sacerdozio non appare subito nella Bibbia. Per rendere culto a Dio, Abramo non si rivolgeva a un sacerdote, egli stesso esercitava per la sua famiglia le funzioni cultuali, costruiva altari e offriva sacrifici; così Isacco e Giacobbe. I primi sacerdoti nominati nella Bibbia sono stranieri: Melchisedek, re di una città cananea e sacerdote, i sacerdoti egiziani, un sacerdote madianita. Per Israele si parla di sacerdoti soltanto quando è diventato un popolo; i sacerdoti fanno il culto di Dio in nome del popolo. Secondo il Pentateuco, il sacerdozio venne affidato ad Aronne e i suoi figli. Le genealogie dei libri delle Cronache ricollegano alla discendenza di Aronne i sommi sacerdoti del tempio di Gerusalemme. Così si affermava il principio del sacerdozio ereditario che assicurava la continuità dell’istituzione. A differenza dei profeti, la cui vocazione non dipendeva dalla loro origine familiare, ma da una iniziativa imprevedibile di Dio. Il Nuovo testamento contiene da una parte testi che parlano dell’istituzione sacerdotale antica, dall’altra parte testi che affermano l’adempimento cristiano del sacerdozio.
Luca mostra il sacerdote Zaccaria nell’esercizio delle sue funzioni; i sinottici riferiscono che Gesù mandò un lebbroso guarito a presentarsi al sacerdote e a fare l’offerta prescritta. Negli Atti, Luca racconta che anche gran folla di sacerdoti aderiva alla fede. Gesù stesso dichiara che doveva soffrir molto da parte degli anziani, sommi sacerdoti e scribi. Per tradire Gesù, Giuda andò dai sommi sacerdoti i quali gli stabilirono trenta monete d’argento. Il ministero di Gesù non fu di genere sacerdotale, ma piuttosto profetico, predicava come avevano fatto i profeti, anche i suoi miracoli ricordavano il tempo dei profeti Elia ed Eliseo. Dopo la risurrezione, Pietro proclamò che Gesù era il profeta simile a Mosè, promesso da Dio. (2)
L’invito di pascere il gregge affidato
Con l’unico e definitivo sacrificio della croce, Gesù comunica a tutti i suoi discepoli la dignità e la missione di sacerdoti della nuova ed eterna alleanza. Si adempie così la promessa che Dio ha fatto a Israele: «Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,6).Nel corso della sua missione terrena, Gesù chiama a sé alcuni discepoli e con un mandato specifico e autorevole chiama e costituisce i dodici, affinché «stessero con lui e anche per mandarli a predicare, e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (Mc 3, 14-15).
Il Nuovo Testamento è unanime nel sottolineare che è lo stesso Spirito di Cristo a introdurre nel ministero questi uomini, scelti di mezzo ai fratelli. Attraverso il gesto dell’imposizione delle mani che trasmette il dono dello Spirito, essi sono chiamati e autorizzati a continuare lo stesso ministero di riconciliare, di pascere il gregge di Dio e di insegnare.
Pertanto i presbiteri sono chiamati a prolungare la presenza di Cristo, unico e sommo pastore, attualizzando il suo stile di vita e facendosi quasi sua trasparenza in mezzo al gregge loro affidato.
Significativa è l’esortazione che dà la prima lettera di Pietro: … «pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio, non per vile interesse, ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge»
(1Pt 5, 1-4).
Considerato che ogni sacerdote agisce a nome e nella persona di Cristo, fruisce anche di una grazia speciale, in virtù della quale mentre è al servizio della gente che gli è affidata, egli può avvicinarsi più efficacemente alla perfezione di colui del quale è rappresentante, e l’umana debolezza della carne viene sanata dalla santità di lui, il quale è fatto per noi pontefice «santo, innocente, incontaminato, segregato dai peccatori.» ( Eb 7, 26). Il Concilio parla di una vocazione comune alla santità che in virtù del proprio battesimo caratterizza il presbitero come «fratello tra fratelli», inserito e unito con il popolo di Dio, nella gioia di condividere i doni della salvezza. (3)
Il sacerdote, un uomo che vive per gli altri
Non si può non ricordare quello che amava dire il santo curato d’Ars a proposito del sacerdote. Oh, diceva, il santo, «il sacerdozio è qualcosa di veramente grande! Il sacerdote non verrà capito bene se non in cielo… Se si riuscisse a capirlo sulla terra, ne moriremmo, non di paura bensì d’amore. Egli non vive per sé, ma per voi. Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù. Quando vedete un sacerdote, pensate a Nostro Signore».
E il sacerdote Pierre Blanc ordinato ad Ars commenta che il ministero sacerdotale è qualcosa di grande per il curato d’Ars, non tanto l’uomo in sé, l’individuo, quanto per la missione che gli viene affidata. E’ la missione di dire Dio, di rivelare Dio, di donare Dio, di condurre a Dio, di far nascere in Dio. Non è al fine di essere più vicino a Dio né in vista della propria salvezza personale che un uomo decide di essere sacerdote, i preti sono per tutti i battezzati, come pure per tutti i non battezzati. L’uomo chiamato ad essere sacerdote non può rispondere in modo affermativo se non nell’amore, sarà nella vicinanza interiore e amorosa con il Signore che i sacerdoti attingeranno la forza di vivere il loro ministero. Dio è il fondamento della loro vita, la loro forza e il loro sostegno. La missione dei sacerdoti è quella di «riunire insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52). La missione dei sacerdoti se pur faticosa («Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti» Lc 5, 1ss) e lenta conduce alla ricerca del vero senso della vita. È una missione verso i cristiani che hanno bisogno di essere illuminati e fortificati nella loro fede, verso tutte le persone che sono alla ricerca di Dio, giovani e adulti, verso coloro, uomini e donne, che sono stati afferrati da false correnti religiose e alle quali non era ancora giunta loro la notizia di un certo Gesù di Nazareth che ha preferito versare il suo sangue rimanendo fedele al suo amore per l’uomo piuttosto che rinunciare ad amarlo. (4)
Pina Spicciato
(1) Cf. SANT’AGOSTINO, Sant’Agostino sul Sacerdozio, pagine scelte dai Discorsi, introduzione, traduzione e note a cura di Giancarlo Cerotti, Nuova Biblioteca Agostiniana, Città Nuova Editrice, Roma,1985, pagg. 34-35.
(2) Cf. A. VANHOYE, sacerdozio, in Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, (a cura di P. Rossano, G. Ravasi, A. Ghirlanda), Edizioni San Paolo, Cinisiello Balsamo ( MI), 1988, pagg. 1387- 1388. 1392- 1393.
(3) Cf. GIOVANNI PAOLO II, Pastores dabo vobis,esortazione apostolica postsinodale. La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, edizioni paoline, Torino 1992, pagg. 27- 30. 39-40.
(4) Cf. PIERRE BLANC,Santo Curato D’Ars, Diventare santi ogni giorno, 15 Meditazioni, editore Gribaudi, Milano, 2009, pagg. 104-110.
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