mercoledì 9 gennaio 2013

"Vi esorto a farvi costruttori di pace"



E’ scattata l’ora del bilancio del 2012. Un anno duro, caratterizzato da un disseto generale, non solo finanziario, anche antropologico e sociale. Ma anche arricchito dalla spinta di cercare ideali nobili,
capaci di ridire all’uomo il suo valore come persona. In questa breve intervista, rilasciataci qualche attimo prima di partire per Lecce, dove si terrà la 45ª Marcia nazionale della Pace, l’arcivescovo di Campobasso, mons.   GianCarlo Bregantini, ci insegna a guardare oltre i grandi problemi, che travagliano la nostra società. Nel suo impegno costante accanto ai poveri e ai lavoratori, il vescovo “proletario” della Chiesa italiana, la parola d’ordine è “sperare contro ogni speranza”, avere fiducia e mai“chiudere bottega”,e dichiarare fallimento. Il nuovo anno, intravisto con saggezza e positività dal pastore metropolita, tende ad avere il sapore della speranza che riaccende di vita anche la disponibilità ad andare incontro ad un cambiamento decisivo. Occorre leggere e rileggere, fino a “ruminare” queste parole rilasciate con spontaneità, al fine di assimilare e possedere in profondità il messaggio d’augurio da parte di mons. Bregantini a tutti i molisani.
Eccellenza, secondo lei, cosa dobbiamo lasciarci alle spalle e in che cosa invece dobbiamo perseverare alle soglie del 2013?
Il mio augurio è che nel nuovo anno si pensi più all’essere che al fare. La crisi ci ha interrogato a fondo in questo anno. Ora è giunto, a mio parere, il tempo di recuperare la forza della responsabilità. Nella certezza che Dio non è indifferente al nostro grido e alle nostre fatiche, dobbiamo credere che non ci sono strade senza via d’uscita. Tutto può essere guarito. Se ci diamo da fare, tutti insieme, per cambiare, migliorare e risanare le cose. Non disperdiamo le forze. Impieghiamole a favore del nostro futuro, creando alleanza e lavoro, perché tutti abbiano voce e pane. Contrastiamo le lusinghe del potere fine a se stesso. Torniamo, invece, alla scuola del bene comune.
Qual è, secondo lei, il compito da assumere con urgenza per operare il cambiamento in positivo a livello sociale, oltre che moralmente?
Riporto alla memoria quello che dissi durante il mio primo anno qui, alla guida di questa amata arcidiocesi, rivolgendomi alla Vergine Maria:“Fa che nessuna lacrima resti dimenticata sul volto della gente del Molise e donami la grazia di star vicino a chi soffre, per asciugare quelle lacrime e ravvivare sempre la speranza in tutti!”. Il compito è farsi accanto a chi soffre, alleviare le angosce e le sofferenze, risolvere i disordini e le lacerazioni dei cuori, delle famiglie, della società, della politica. Creare occupazione. Non illudere e non emarginare più i giovani. Si deve arrivare a punti di incontro e con fiducia reciproca partecipare tutti insieme alla stabilità, all’unione, allo sviluppo della nostra terra. Nulla è più prezioso della comunione. Il mio auspicio per l’anno nuovo è che ci sia un rinnovo per riscoprire la fondamentale importanza di un progetto comune di crescita.
Il suo augurio per questo 2013, fuori dai canoni tradizionali e da schemi scontati.
Rivolgo il mio augurio di buon anno a tutti i molisani da padre, da fratello, da amico, sottolineando però tre aspetti pratici. Vi auguro di non trascurare la bellezza del vostro patrimonio culturale, sociale e spirituale, di mantenere il vostro cuore incorrotto dalla dittatura dell’egoismo, evitando la corsa ad accumulare, ma piuttosto lasciandovi orientare dai valori della solidarietà e dalla cooperazione, di investire in coraggio e progetti di crescita concreta. Perché se la credibilità è una conquista, e il servizio la radice che esige attenzione agli ultimi, l’unità allora è una chiamata a cui non si può più rinunciare. Dio esaudisca le vostre preghiere ed effonda la sua luce specie su chi è chiamato a far progredire e rifiorire questa terra del Molise. In ultimo vi esorto a farvi costruttori di pace, a trasmetterla con la vita, nel quotidiano, perché è la pace che ci insegna ad accogliere dentro di noi il bisogno di esaltare e tutelare ciò che è buono.
di Ylenia Fiorenza
Il Quotidiano del Molise
3 gennaio 2013

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