lunedì 1 marzo 2010

Come intravedere: lo sguardo interiore in San Pietro Celestino

III Passo
Come intravedere: lo sguardo interiore.


Puntate precedenti:
I dieci passi della fedeltà
Vocazione e Formazione in Celestino V
La scelta preziosa di Celestino V


Di Ylenia Fiorenza


Dopo la gioia del “Si” lanciato nelle mani di Dio, attraverso la scelta preziosa che abbiamo sentito svilupparsi nella vita di Papa Celestino V, ora, nel terzo passo della fedeltà, è il momento di parlare della ferialità entro cui questo “Si” si spiega e di traduce in realtà. Nei momenti di prova, spesso si cerca disperatamente una via di fuga. È un atteggiamento umano, che non ci deve scandalizzare perché chi prima chi dopo lo sperimenta nella propria storia. Ma dire che questo è normale, che cioè rientra nella stessa natura umana di cui siamo tutti composti, non deve, però, nemmeno essere motivo di assopimento né di passivismo. Dire che gli impulsi ci possono indurre a sottrarci alla prova, sperimentando tutti i possibili escamotage, non significa, dunque, approvare nessun atteggiamento di evasione da quella che è la realtà dentro un preciso momento e accadimento. 


Chi crede, infatti, non può cedere all’istigazione degli istinti, perché il rischio è quello di cadere nell’incoerenza, nella disfatta, dove sul cuore e sulla mente può indubbiamente avere la meglio l’irragionevolezza. E da qui una successione di fallimenti non solo personali, ma anche generali, perché chi scappa, a volte, lascia sempre qualcosa di irrisolto sulle spalle altrui, quasi imponendo che siano gli altri a risolvere ciò che io non ho affrontato. E quante volte per paura o per povertà morale si tende a fuggire, a nascondersi, a disertare, a tradire la voce stessa della coscienza! 


Ma la sfida per l’umanità è quella di educare il cuore a stare in pace con sé, a conoscersi, a scrutarsi, ad amarsi, a custodirsi limpido e privo di contraddizioni, a indirizzare verso il bene tutte quelle spinte che lo possono approfondire nel mistero della vita. E le forme di pulsione/passione, di comprensione/espressione, di indagine/desiderio che abitano il cuore umano possono, secondo la testimonianza di Papa Celestino, che non è scappato né si è lasciato in balia di temperamenti fugaci, possono trovare sostegno e passaggio verso la loro decontaminazione mediante l’introspezione e un dinamismo che porta all’evento intimo e introiettante dell’intravedere. 


Che altro non se non lo sguardo interiore, che non ha niente a che fare con l’immaginazione, ma che consente un’apertura più vasta dell’orizzonte dove l’Io e il Tu si scoprono uniformati, compenetrati l’uno dall’altro per creare il miracolo del Noi. Una proposta “celestiniana”, di sguardo che si interiorizza, che mira al centro, all’essenza dei cuori e delle cose e che arriva a compiere, nella spiritualità e nella missione del suo intravedere, una liberazione autentica da tutte le superficialità, i pregiudizi, le ovvietà. 


È qui la sfida accolta diviene una forza inesauribile d’amore, dove il Vangelo è il centro attorno a cui il modo di vivere rispecchia il modo di pensare, dove insomma cade ogni forma di trucco, di ipocrisia, di divisione, di illusione, perché l’apparenza, l’esteriorità viene così disarmata e la parte vera recuperata e risanata da tutti gli oltraggi egoistici e fuorviati di chi guarda per giudicare, per calunniare, per offendere, per denigrare, per umiliare. 


L’intravedere è proprio di chi, invece, guarda dentro, e mirando e scavando a fondo benedice, accarezza, sostiene, protegge, soccorre e custodisce. Intravedere,infatti, significa  voler essere segno di concordia, di speranza e profezia di un mondo nuovo, radicato in Dio, al servizio della comunione e riconciliazione. Questo è il sint unum, (siate uno!) che si incarna e si fa storia quando il guardare dentro indica il cercare insieme la volontà di Dio, in umiltà e amicizia; è l’integrazione dei sogni e dei doni individuali, nel disegno della comunità; è il condividere l’acqua del proprio pozzo, preservandola dallo spreco e dall’abuso; è lo scoprire Dio in ogni volto,anche in quello sfregiato, imbruttito e danneggiato dal male. Perché, come ci sussurra il Vescovo nella Lettera: “solo chi ha il coraggio di rinunciare alla pesantezza e all’aridità del potere del mondo è grande e sa leggere dentro con dignità e libertà vera. E non si ferma alle superficialità, non resta bloccato da condizionamenti esterni, perché chi rinuncia  al potere si accorge di chi gli sta accanto e capisce di cosa ha bisogno veramente, ed apre il suo cuore,  per leggere nel cuore dell’altro”


L’annuncio della salvezza si traduce in questo sguardo interiore, che non si chiude in se stesso, ma che cerca di individuare, di riscattare, di rintracciare la bellezza originaria, la verità della creatura amata dal Creatore, di chi ci è accanto o dinnanzi, di chi ha il cuore spezzato o soffocato da ansie, paure, peccati; e questo per la costruzione di un’umanità secondo la giustizia, la dignità, la pace. Perché “la legge si trova nel tuo cuore”, vale a dire la divina somiglianza, che ci permette di essere amati… oltre l’infedeltà nostra. E San Celestino quasi ci vuole dire che a volte guardare dentro è più che parlare al cuore! Che intravedere il dolore o la speranza taciuti nella profondità di esso è più che ascoltarlo! Uomo nuovo e mondo nuovo stanno, quindi, per “sguardo nuovo” sul cuore, sul mondo, sull’uomo! E qual è lo sguardo più trasparente se non quello che s’inabissa nel cielo e lo ricerca nel valore del cuore degli altri?



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